Superfood: non chiamatele più verdure

Food? Un termine ormai ‘obsoleto’. Oggi si parla solo di SUPERFOOD. Un concetto tanto osannato e che quasi intimorisce. Ma cosa sono questi alimenti miracolosi che dobbiamo obbligatoriamente inserire nella nostra dieta, e nei ristoranti, pena essere condannati a fare i conti con trigliceridi alti e colesterolo senza confine? Si tratta semplicemente di alimenti già ampiamente presenti nei nostri menù, solo che oggi pare abbiano assunto poteri quasi magici. E se lo scorso anno a farla da padrone è stato il “senza glutine”, secondo una ricerca condotta da Doxa e TheFork il 2019 sarà l’anno dei superfood e degli ingredienti funzionali nei piatti, ovvero ingredienti che dimostrano di avere effetti positivi su una o più funzioni dell’organismo.

“I superfood sono alimenti vegetali come per esempio broccoli, spinaci, cavolfiore, semi di chia, bacche di goji, cacao, melagrana, mirtilli, rape rosse o avocado che si contraddistinguono per essere super ricchi di nutrienti, con specifici effetti benefici per la salute e il benessere psicofisico. Grazie all’elevato contenuto di vitamine, sali minerali, fibre, antiossidanti e fitonutrienti, questi alimenti sono in grado di prevenire l’insorgenza di malattie cardiovascolari e malattie metaboliche quali sovrappeso, obesità, dislipidemie e diabete, di contrastare la crescita di cellule tumorali, prevenire lo sviluppo di radicali liberi e l’insorgenza di malattie neurodegenerative” – spiega Alessia Angione, dietista specializzata in scienze dell’alimentazione – Assumere questi ingredienti quotidianamente aiuta a mantenere un’alimentazione equilibrata, sana e completa. Viene inoltre garantito l’apporto di tutti i micro e macronutrienti di cui abbiamo bisogno e allo stesso tempo viene soddisfatto l’occhio e il palato”. Quali sono quindi gli ingredienti che non possono mancare nel piatto? Dall’indagine Doxa e The Fork, sono considerati imprescindibili le verdure (20,4% dei rispondenti), avocado (11,6% dei rispondenti) salmone (17,8% dei rispondenti), tonno (9,6% dei rispondenti) e insalata (8,4% dei rispondenti). Seguono per importanza riso (7,7% dei rispondenti), pollo e altri tipi di pesce (intorno al 5% dei rispondenti), legumi e frutta secca (intorno al 4% dei rispondenti), altri tipi di carne (3% dei rispondenti) cereali (2% circa dei rispondenti). Secondo l’American Heart Association, non esistono criteri stabiliti per determinare cosa sia e cosa non sia un superalimento. “I supercibi non hanno un loro gruppo alimentare – spiega Despina Hyde, una dietista che si occupa del programma di gestione del peso presso il Langone Medical Center della New York University – Come dietologo, penso che superfood sia più un termine di marketing per alimenti che hanno benefici per la salute. Tuttavia, consumare cibi ricchi di sostanze nutritive (come molti cosiddetti superalimenti) è certamente una buona idea”.

A CACCIA DI SUPERFOOD
E allora, quali sono i ristoranti che già hanno colto questa nuova tendenza? Avete mai sentito parlare di Bowl e Poke? Il Poke bowl è un piatto vivace, fresco e alla moda. Ha avuto origine nelle Hawaii, risalendo fin dai primi hawaiani che hanno messo piede sull’isola. È stato sdoganato intorno agli anni ’70 quando i pescatori delle Hawaii utilizzavano ricette semplici per creare spuntini sostanziosi. Poke (pronunciato poh-kay) in hawaiano significa “tagliare trasversalmente in pezzi”, essenzialmente è un’insalata di pesce che assomiglia a una ciotola di burrito ma con un tocco di sushi. Il piatto, quindi, è comunemente composto da pesce e riso e servito cotto o crudo, caldo o freddo tutto in una ciotola. E sono proprio i commensali a poter scegliere tra una varietà di ingredienti e condimenti: ogni ciotola è fatta su ordinazione. Mentre la più grande crescita di poke è stata nella sfera del fast casual, gli chef di tutti i livelli stanno aggiungendo piatti nei loro menù. Tra le riprese più fantasiose ci sono i poke nachos, che contengono pezzi di tonno, patatine fritte, nori, semi di sesamo e peperoni serrano. Cosa c’è dietro alla Poke Bowl Mania? È sicuramente un cibo di rapida fruizione oltre che essere ideale per l’asporto. Il piatto è anche carino e si fotografa bene per Instagram, oggi elemento imprescindibile quando si consuma qualcosa fuori casa. Ma soprattutto è un piatto sano, e le persone oggi sentono fortemente il bisogno di mangiare bene, di una cucina sana. E anche i ristoratori apprezzano la tendenza del poke. Rispetto ad altre opzioni di food casual e veloce, come pizza o hamburger, poke richiede meno costi di avvio. Invece di investire in forni, griglie e sistemi di ventilazione, gli chef hanno bisogno solo di frigoriferi e cuociriso. Questo permette loro di offrire cibo a prezzi abbastanza bassi da attrarre i commensali con un budget più limitato, dagli studenti universitari agli impiegati in pausa pranzo. Questo spiega il grande e rapido successo di questa tendenza che ormai ha fatto il giro del mondo.

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